Superati i cinquant’anni , per una donna succede qualcosa di magico: scompare. O meglio, è ancora lì, ma la società si comporta come se fosse una comparsa nel film della sua stessa vita.
Le pubblicità si ricordano di lei solo per integratori, creme anti-tutto e pannolini per le perdite vaginali.
Le conversazioni si accorciano. I complimenti si trasformano in condiscendenza. “Porti bene i tuoi anni” è la nuova versione di "Sei troppo qualificata per questo ruolo”.
Della serie: “Brava che respiri ancora, ma ormai sei vecchia”. Il paradosso è che, mentre il mondo si aspetta che tu tiri i remi in barca, magari hai appena comprato lo yacht. E addio remi.
Sei finalmente libera dal dover dimostrare le tue competenze a lavoro, dall’impegno legato alla cura di figli piccoli e, molto spesso, hai maggiore sicurezza nelle tue capacità.
Eppure, eccoli lì: pregiudizi espliciti e impliciti, fastidiosi come le zanzare a un picnic.
Eccone alcuni che mi mandano fuori di testa:
‘Sei veramente giovanile!”
"Ma ti vesti così a 50 anni?"
"Fai serata dopo le 22 ?"
"Ah, sei in terapia… Ma dopo tutto questo tempo?"
La sensazione forte è che la società consideri la vita di una donna come un percorso a ostacoli scandito da tappe obbligate. Se non le completi tutte nel "tempo massimo" vieni penalizzata. Perdi punti, come nei videogiochi.
Libera (e molto più pericolosa)
Il punto è che molte donne over 50 oggi sono semplicemente meno addomesticate.
Dopo anni di aspettative da soddisfare, standard da rispettare, persone da accontentare, finalmente arriva un momento in cui puoi fare spazio. A te.
Libera da certi ruoli e da certe scuse. Libera dal bisogno di ricevere approvazione per ogni gesto, ogni abito, ogni parola.
E più sei libera, più sei temuta. Perché una donna libera, dopo i 50, è una creatura che non si può più mettere in riga con una battuta paternalistica o un complimento travestito da consiglio.
Parla chiaro. Sceglie con calma. Taglia corto. Ti guarda dritto. Ha meno paura di cambiare idea. E non si fa nessun problema a mandarti al diavolo con grazia, se serve.
Non è fuori dal gioco, è solo salita di livello. Dove non serve più lanciare i dadi: si gioca a carte scoperte .
La sindrome della donna invisibile
C'è una specie di incantesimo sociale che fa scomparire le donne non appena smettono di essere considerate "ornamentali". A 20 anni sei desiderabile, a 30 sei competitiva, a 40 sei sotto esame, a 50 sei, improvvisamente, invisibile.
Succede in strada, quando nessuno ti guarda più, ma non perché sei diventata trasparente: perché hanno smesso di vedere. Succede al lavoro, quando la tua esperienza viene etichettata come "anzianità" e non come "competenza". Succede anche dentro di te, se non stai attenta, quando ti chiedi se hai ancora il diritto di farti notare.
Ma invisibile a chi?
Non alle tue amiche, che sanno ancora leggere tra le righe e le rughe . Non a te stessa, se impari a guardarti con occhi nuovi. E sicuramente non a chi ha bisogno di modelli diversi, coraggiosi, reali.
L’invisibilità è solo un trucco da prestigiatore mediocre: funziona solo se ci credi. Se invece ti alzi, ti racconti, ti esprimi, allora no, non sei invisibile. Sei irriducibile.
È questo che dobbiamo fare tutte, o almeno provarci.
Perché ne parliamo
Perché se a 50 ti danno della signora, a 60 della nonna e a 70 ti chiamano con il nome di tua madre, forse è ora di riprenderci il vocabolario. E la storia che ci raccontiamo.
Perché ogni volta che una donna si racconta, senza scusarsi per l'età, è un piccolo atto di rivoluzione.
E perché il futuro ha ancora un disperato bisogno di donne che non vogliono piacere a tutti, ma vogliono essere viste, sentite e magari anche ascoltate. Questo a qualsiasi età.
Vi lascio, come al solito, qualche spunto di approfondimento:
"Invisibile. Come la società cancella le donne dopo i 50 anni" – Laurie Penny, The Guardian
"The Second Half of Life" – Angeles Arrien
"Women Rowing North" – Mary Pipher
Se questa newsletter ti ha fatto pensare a tua madre, a te stessa, o a qualche donna che ogni giorno si reinventa nonostante tutto, inoltrarla.
Oppure tienila per te e usala come promemoria: non devi chiedere il permesso per essere chi sei oggi.
Un abbraccio
Buon lunedì
Donatella